Wednesday, September 07, 2022

Osamu Tezuka

Riporto un breve saggio di Vincenzo Filosa, presente come postfazione all'edizione Rizzoli del 2021 di Thunder Mask.














Il primo tunnel non si scorda mai

Vincenzo Filosa 

C'è un incipit molto famoso Cnella storia della letteratura giapponese e anche l'appassionato di cultura orientale meno esperto saprebbe recitarvelo in scioltezza, sorseggiando la sua prima tazza di tè verde: «<Usciti dalla lunga galleria di confine, si era già nel paese delle nevi». Questa frase, con cui inizia il celebre romanzo Il paese delle nevi di Yasunari Kawabata, descrive l'arrivo in un mondo totalmente nuovo, tanto abbagliante quanto è buio il tunnel che quel treno ha appena attraversato, un mondo così affascinante da farvi dimenticare da dove siete venuti. Quell'incipit definisce in maniera essenziale, ma precisa, anche la sensazione che un lettore prova leggendo il suo pri mo manga. Un'esperienza ai limiti del fantascientifico in cui si viene improvvisamente catapultati su una pianeta in apparenza alieno e sconosciuto, ma regolato da leggi familiari o quanto meno plausibili. Le creature che dimorano in que sta dimensione ignota gesticolano, parlano o tacciono assorte, come se fossero veramente davanti ai nostri occhi. Si muovono immerse in un ambiente così ricco di dettagli e vita da spingerci ad accarezzare con le dita quel punto della pagina in cui compare una montagna per as sicurarci che la carta non sia diven tata pietra. È una sensazione molto intima, un segreto soltanto in parte condivisibile perché le parole non riescono davvero a descriverla.

A qualcuno Thunder Mask farà proprio questo effetto. La prima volta con un manga non si scorda mai, perché segna quel fondamen tale momento della nostra vita di lettori in cui entriamo in contatto con le reali potenzialità espressive della sequenza a fumetti, un punto di svolta da cui appare poi difficile tornare su certe modalità pigre del fumetto occidentale. E se nel corso di questi ultimi vent'anni il manga è diventato una presenza così in- gombrante nelle vite di noi tutti, il merito o la colpa va data a un uomo o, meglio, un dio soltanto: Osamu Tezuka, il manga no kamisama, il dio del manga.

Tezuka ha saputo ridefinire gram matica e vocabolario di una lingua rivoluzionaria che dal 1947, anno di pubblicazione del suo La nuova isola del tesoro, consente alle generazioni di mangaka cresciute sfogliandone avidamente ogni pagina di raccon- tare storie di qualsiasi forma e stile innescando un dialogo intimo, in- terattivo e irripetibile con ciascun lettore. Ancora oggi, nelle sequenze supersoniche delle tante serie cam- pioni di incassi che si avvicendano sulle pagine di riviste come Sho- nen Jumps, Big Comics» e tante altre, è possibile trovare, sostan zialmente inalterato, il Dna di quel linguaggio che prevede la ripro duzione «cinematografica» dell'a zione all'interno della sequenza at traverso una fitta serrata di transi zioni tra momenti, contempla la ri costruzione morbosa dei più piccoli dettagli per descrivere personaggi e sfondi così da renderli davvero tridimensionali e ripudia il ricorso al testo in funzione narrativa. Allo stesso tempo, è evidente il debito contratto dai campioni del man ga drammatico e alternativo nei confronti delle primissime opere di questo straordinario autore, che ha fatto loro anche da maestro: la contaminazione di più generi e sti li all'interno di una singola storia, la varietà di toni e registri come strumento per conferire una mag giore umanità alla narrazione, la cura della psicologia dei personag gi. Per dare ulteriore prova della sua grandezza, vi basti sapere che esisterebbe una storia del manga moderno anche se dopo Tezuka si fosse scatenato il Diluvio univer sale. Quando si parla del dio del manga, infatti, c'è un dato ricorren te che compare nelle mille biografie a lui dedicate. A quanto pare, nel corso della sua carriera, durata cir ca quarant'anni, Tezuka ha lasciato un'eredità di storie tale da soddisfa re la fame di un lettore di fumetti moderato: 150.000 tavole a fumetti per oltre 500 volumi, una media di sei pagine al giorno.

Tra volumi singoli e serie decen nali, Tezuka non ha mai smesso di macinare storie; tra successi ine guagliabili e fallimenti catastrofici, non c'è stata sfida da cui sia fuggito, esperimento che non abbia avuto il fegato di portare avanti. Racconta re Tezuka con esagerazioni e iper boli dai toni religiosi viene quasi spontaneo se pensiamo alla devo zione che questo mangaka ha sem pre dimostrato nei confronti del suo veicolo espressivo d'elezione. Evidenziarne i limiti caratteriali e professionali, invece, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa: profon- damente ingiusto in ogni caso.

Tezuka ha affrontato ogni tema- tica e dilemma attraverso la lente del suo naturalismo sequenziale e sebbene il messaggio generalmente progressista affidato ai suoi manga non sia stato sempre in linea con le suc effettive posizioni politiche e ideologiche, la sua visione limpida e ardente del manga come strumento capace di comunicare anche i con- cetti più complessi e delicati attra- verso narrazioni articolate e mai ba- nali rivolte a un pubblico composto da lettori di ogni estrazione sociale, genere o età non può lasciare indif- ferenti. Tezuka era convinto che i suoi manga, come anche quelli dei suoi colleghi, avrebbero contribu- ito allo sviluppo del migliore dei mondi possibili. In questo senso, i 500 volumi che compongono l'ope- ra omnia del padre del manga mo- derno non sono altro che tasselli di uguale valore che compongono un lascito di importanza inestimabile per la storia dell'arte sequenziale.

Thunder Mask, nella sua apparente semplicità, aderisce perfettamente al canone artistico e antropologico del padre del manga. Si tratta di un prodotto ibrido, originariamente concepito come accompagnamen to alle puntate del tokusatsu omo- nimo prodotto dalla Toyo Agency e da Hiromi Pro. Il tokusatsu è un genere televisivo e cinematografico estremamente popolare in Giappo ne, allora come oggi, inaugurato dal successo nel 1954 di Godzilla, un film che presenta tutte le caratte ristiche che definiranno il genere, perlomeno dal punto di vista tec nico: attori umani in costume che recitano la parte di enormi mostri intenti a seminare panico e distru zione su città in miniatura. Tezuka gioca un ruolo determinante nello sviluppo del tokusatsu verso la sua forma più evoluta e di successo: l'adattamento del suo manga Mag ma Taishi Ambassador Magma), infatti, è il primo tokusatsu a colori trasmesso dalla televisione giappo nese, anticipando di tredici giorni il futuro peso massimo Ultraman.

Colorati e pirotecnici, esagerati e acrobatici, i tokusatsu come Thunder Mask propongono, però, una fan tascienza troppo limitata per sod disfare le ambizioni di Tezuka che, tra il 1948 e il 1951, ha rivoluzio nato il mercato del manga proprio attraverso il genere sci-fi. Il dio del manga non si lascia imbrigliare dal la formula del mostro della setti mana e stravolge il concept del serial televisivo, producendo un piccolo gioiello fuori dai canoni triti del format che non sfigura nella lunga galleria di successi che, a partire da Kasei Hakase (Dottor Marte, 1947), il suo secondo libro, annovera pietre miliari come Chiteikoku no kaijin (I misteriosi uomini sotterranei, 1948), Metropolis (1949), Tetsuwan Atom (Astro Boy, 1952) e naturalmente la serie fantascientifica definitiva, La Fenice (1967).

La genesi dell'universo futuribile di Tezuka si fonda sulle collisioni marziane del padre della sci-fi giap ponese, Unno Juza, quanto sulle suggestive invasioni aliene di H.G. Wells, si nutre delle odissee spaziali di Kubrick quanto delle vivide me tamorfosi dello scrittore Kobo Abe. Tezuka, laureato in Medicina, è un uomo di scienza e, pur essendo pie- namente consapevole dei rischi che comporta il progresso tecnologico, decide di raccontarlo quasi sempre in chiave positiva: per lui la scienza è una forza propulsiva verso un do- mani migliore. La sua fantascienza non guarda mai al passato, non è così interessata a rivisitare il trauma dell'invasione americana reinter- pretandolo in chiave robotico-na- zionalista, come ha fatto il celebre collega Go Nagai con il suo Grande Mazinga.

L'approccio alla sci-fi di Tezuka viene spesso erroneamente consi- derato ingenuo, quando in realtà è agile, snello, irraggiungibile. Salire a bordo dei suoi mezzi futuristici significa guardare sempre dritto, puntare la stella più splendente e lontana e poi rincorrerla a velocità tali da rendere superflua qualsia- si speculazione su tempo e spazio. Nelle sue storie, l'energia dell'ato- mo non si cristallizza nella defla- grazione nucleare di Hiroshima, ma si trasforma per dar vita ad Astro Boy, il più potente robot del- la Terra. Non fraintendete: seppur con qualche esitazione, Tezuka si dichiara contrario al nucleare, per che ne riconosce i rischi.

Al mosaico variegato e fitto che compone la galassia sci-fi di Te zuka, proprio a partire dalla fine degli anni Sessanta, si aggiunge un tassello determinante per com prendere le tematiche e le motiva zioni alla base di Thunder Mask c, in generale, di tutta la sua ultima produzione. Si tratta della figu ra del romanziere Ryu Mitsuse, a cui il mangaka dedica un doveroso inchino nel capitolo centrale del la serie. Prima di diventare a sua volta un manga per mano della straordinaria Moto Hagio, il suo Hyakuoku no Hiru to Senoku no Yoru (Dieci miliardi di giorni e cen to miliardi di notti, 1967) esercita un'evidente attrazione sul padre del manga moderno e tante altre figure seminali della scena manga dell'epoca: in quello che è consi derato il suo lavoro più rappresen tativo, infatti, Mitsuse centrifuga ogni tonalità possibile della narra tiva di fantascienza per creare un campo di battaglia eterno su cui si confrontano e letteralmente lot tano i campioni del cristianesimo e del buddhismo, della religione vedica e della filosofia. Se doves simo riassumerlo in poche parole: Gesù contro Siddharta, Giudizio universale contro Nirvana. Una guerra oltre i confini dello spazio e del tempo raccontata in poco più di trecento pagine, appena un bat tito di ciglia.

Tezuka rielabora ancora una volta con straordinario sincretismo que- ste suggestioni, arrivando a creare una setta religiosa di matrice cri- stiana che vede in Dekander l'in- nesco dell'Armageddon inviato da Dio sulla Terra; ancora, non è un caso se la corsa distruttiva del mal- vagio essere spaziale travolge e an- nienta il grande Buddha di Kama- kura e la splendida Kannon di Ofu- na, monumenti centrali nell'icono- grafia buddhista giapponese. Non c'è intento blasfemo, sia chiaro: Te- zuka vede in queste icone sempli- cemente le proiezioni di dottrine e principi derivati dall'uomo e, in quanto tali, soggette al conflitto quotidiano che deriva dalla costan- te evoluzione culturale e sociale che si verifica in tutto il mondo. Dopo- tutto, è un uomo di scienza, crede soltanto nel valore assoluto della vita e si pone come uno strenuo difenso re dei diritti di ogni creatura vivente, sia essa di origine terrestre o aliena.

Hyumanizumu o ningen ai: il ter- mine umanesimo è spesso utilizzato per sintetizzare l'intreccio di con- cetti e valori che ribolle nel cuore pulsante della produzione artistica di Tezuka. Per lui, mettere in sce- na il sacrificio di alcuni simboli di culture antiche è un gesto che non nasconde alcun intento distruttivo, spirito di totale inclusività e con divisione: nel finale straordinario e amaro di questa serie dalla vita bre ve, le icone in frantumi del mondo

di prima fanno largo silenziosa mente alle statue senzienti venute da lontano. È una visione della vita che ritroviamo anche nell'approc cio trasformista e adattivo di Te zuka al mercato del manga e ai suoi continui mutamenti.

Thunder Mask nasce durante uno dei periodi più esaltanti della carrie ra del dio del manga: mentre il suo percorso nel mondo dell'animazione subisce una grave battuta d'arresto, i primi anni Settanta rappresen tano un momento magico per la sua produzione a fumetti. Durante quelli che vengono erroneamente considerati i suoi «anni bui», Tezuka raggiunge vette qualitative altissi me: Kiribito, La cronaca degli insetti umani, il ritorno de La Fenice e tre mesi prima dell'esordio di Thunder Mask - la serie Buddha. Sono lavori che sfuggono a qualsiasi banale cate goria di genere e stile. Le tavole che aprono il volume che avete in mano esemplificano alla perfezione la con sapevolezza tecnica e artistica di un maestro in grado di far convivere in armonia le sue mille anime all'inter no di una sequenza che restituisce la complessità della vita stessa in tutti i suoi aspetti. Avete appena superato un'altra lunga galleria di confine e vi trovate in un nuovo paese delle nevi.

Benvenuti nel mondo di Osamu ma al contrario è motivato da uno Tezuka.

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