Sunday, October 24, 2021

Rivolte nel corno d' Africa

 Rivolte nel corno d' Africa

(introduzione di Lisa Baruffi a L' uomo della Somalia di Hugo Pratt, per la serie "Un uomo un avventura" numero 20, edizione CEPIM, 1979, Milano)


Le popolazioni somale abitano quella parte dell'Africa orienta le nota come il Corno d'Africa, l'antica terra di Cus menzionata dalla Bibbia, la -terra del caldo secondo una definizione araba del VI secolo d.C. Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, questo ter ritorio era stato ripartito tra Inghilterra, Francia, Italia ed Etiopia. Gli inglesi occupavano la parte nord-centrale del Corno, limitata a settentrione dal golfo di Aden, a est e all'estremo sud dalla Soma lia italiana, a sud-ovest dall'Etiopia, a nord-ovest dalla Somalia francese.


Con la maggior parte delle tribù somale- quasi tutte compo ste di nomadi che con le loro mandrie, i greggi, i cammelli si spo stavano continuamente in cerca di acqua e pascoli freschi - l'In ghilterra aveva concluso intorno al 1885 trattati di protettorato. Ma le sue speranze di un'ulteriore espansione furono presto frustrate da un uomo che, deciso a costituire in stato indipendente le po polazioni della Somalia inglese (Somaliland) e delle regioni limi trofe, seppe raccogliere sotto di sé un vero e proprio esercito e, dal 1899 al 1920, sfidò l'Inghilterra con scorrerie e rivolte.


Quest'uomo fu il Mahdi (vocabolo arabo che significa il «ben guidato da Dio») somalo, Muhammed ibn 'Abd Allah ibn Asan, nato verso il 1860 nell'Ogaden, l'altopiano che si estende tra la Somalia e l'Etiopia meridionale. Dedicatosi agli studi religiosi (i somali sono maomettani divisi in numerose sette), Muhammed aderi ben presto alla setta Salehia e cominciò a predicare una strettissima osservanza delle formalità religiose e a condannare il lusso. Pare che all'inizio, intorno al 1895, egli non avesse molti se guaci e che fossero i suoi stessi compaesani a soprannominarlo uadad ual che tradotto significa il «Mullah pazzo.» Mullah è un ter mine anglo-indiano per indicare un uomo dotto (dall'arabo mawlà, «signore-). La follia gli fu comunque presto attribuita uffi cialmente dal Console generale inglese che, in un rapporto del 1899, scrisse: ll Mullah è diventato pazzo. Si dice che abbia spa rato due volte contro suo nipote uccidendone il cavallo... Gli in glesi da allora lo chiamarono pazzo (mad Mullah), gli italiani il prete matto», ma per tutto il paese dei somali, da Berbera al Giu ba, egli tu noto sempre come il Mullah.Da predicatore e regolatore delle liti che scoppiavano fra le varie tribù, Muhammed era intanto riuscito a raccogliere intorno a sé numerosi proseliti. Il mullismo aveva radici religiose: inizial mente il Mullah si era proposto di imporre ai membri della sua e delle altre tribù l'autorità della Salehia. Ma, persuaso che l'obbe dienza a una potenza straniera e non musulmana costituisse un ostacolo per il progresso religioso del suo popolo, il Mullah non aveva esitato a dare un carattere politico al suo movimento e a ri correre a misure coercitive per aumentare il numero dei suoi se guaci, saccheggiando proprietà, sequestrando donne, imponen do una crudelissima disciplina ai suoi uomini. Contemporanea mente, aveva incoraggiato la fede nella santità della sua persona, facendo circolare vari episodi relativi ai suoi poteri miracolosi. Lo. si credeva per esempio protetto contro una possibile morte vio lenta da un amuleto regalatogli da un noto sciaitan o diavolo, per intercessione di una lucertola a cui egli aveva salvato la vita.


Nel 1899, forte di cinquemila uomini, i cosiddetti «dervisci>> (dall'arabo-persiano darwish, «monaco mendicante»), armati e a cavallo, il Mullah arrivò a Burao, posizione di notevole importanza strategica: qui dichiarò di essere l'atteso Mahdi, colui che secon do i musulmani avrebbe sterminato le eresie e conquistato il mon do per riempirlo di giustizia. E proclamò la guerra santa contro gli infedeli, prima di tutto contro l'amministrazione inglese. Denun ciato come ribelle, il Mullah si spostò da Burao verso sud-ovest, razziando cammelli e altro bestiame, uccidendo, costringendo via via a schierarsi sotto la sua bandiera le tribù più occidentali. All'i nizio del Novecento, dominava tutto l'Ogaden.


L'Inghilterra fu costretta a rispondere all'offensiva del Mullah: dal 1899 al 1919, tutta la zona dell'Africa nord-orientale, in gran parte deserta, compresa tra il golfo di Aden e le regioni meridio nali dell'Ogaden, fu sconvolta dalla guerra contro i somali.


Nel 1902, gli italiani, temendo incursioni nei loro territori, con clusero con la Gran Bretagna un accordo che autorizzava que st'ultima a servirsi come base di operazioni della città di Obbia. Nel 1904, benché il Mullah si trovasse sotto la sua protezione, il governo italiano permise alle forze navali inglesi di sbarcare a Igil. Successivamente, nel tentativo di raggiungere una soluzione poli tica, si ottenne dal capo della confraternita Salehia che sconfes sasse il Mullah: questi fu indotto a trattare e nel 1905 si vide asse gnare dal governo italiano come residenza il territorio del Nogal (accordo di Igil).


Tuttavia nel 1908 le agitazioni somale contro inglesi e italiani ripresero. L'Inghilterra sgombrò via via la sua colonia e si ridusse alla costa. Ma al termine della prima guerra mondiale sferrò un rapido e violentissimo attacco: la sua aviazione bombardo i campi del Mullah che fu costretto a rifugiarsi in territorio etiopico, dove mori nel 1920.


All'epoca in cui Hugo Pratt ambienta la sua storia, il Mahdi so malo era scomparso da alcuni anni. Ora, dal secolo VII d.C., da quando si era cioè diffusa la credenza nel Mahdi, varie persone si erano presentate in epoche diverse nei paesi musulmani come l'atteso Mahdi e, in nome della purificazione, avevano scatenato rivolte contro i rispettivi governi (si veda per esempio la rivolta del Mahdi sudanese Ahmad ibn 'Abd Allah, di poco precedente a quella del Mahdi somalo). Per alcuni musulmani il Mahdi era una figura misteriosamente scomparsa, della quale si attendeva per petuamente il ritorno. Miti e leggende si mescolavano del resto da sempre alla religione cristiana o musulmana delle popolazio ni dell'Africa nord-orientale.


Gli stessi ebrei che si erano trapiantati in Egitto dopo la caduta di Gerusalemme (70 d.C.) facevano riferimento, oltre che all'Anti co Testamento, al Talmud, una raccolta di testi, costituita tra l'ini zio del III secolo e il V secolo d.C., in cui oltre all'elemento giuridi co, prevalente, fioriva una quantità di favole, credenze supersti ziose, memorie folkloristiche. Alcuni ebrei, i giudei ellenistici, ba savano inoltre la loro fede su testi esclusi dal novero delle Sacre Scritture, i cosiddetti apocrifi (cioè di dubbia autenticità) come il libro etiopico di Enoch (II secolo d.C.) o l'Apocalisse di Abramo (1 secolo d.C.), in cui la narrazione leggendaria attorno al personag gio biblico serviva come pretesto per uno scopo nazionale religioso: riscattare le presenti sofferenze del popolo giudaico di sperso facendogli credere in una prossima liberazione e nell'av vento del Messia.


Il cristianesimo si era sovrapposto, come più tardi l'islamismo, a costumi e credenze pagane (per esempio, in Etiopia, l'adorazio ne del cielo e il culto dei serpenti). In Etiopia e in Egitto, esso ave va ampiamente risentito di una corrente eretica diffusasi tra il V e il VII secolo: quella dei monaci monofisiti, che si organizzarono in una Chiesa cristiano-scismatica, detta dagli arabi «copta», i cui testi, giudicati apocrifi, rivelano un enorme gusto del meraviglioso e danno grande rilievo agli elementi magici e misterici. Ma già nel le ll secolo d.C. era fiorito accanto al cristianesimo un complesso di dottrine giudicate eretiche e designate con il nome di «gnostici smo» (da <<gnosi», conoscenza), i cui seguaci, detti appunto «gno stici» e comprendenti varie sette (cainiti, sethiti o figli di Seth, ofiti ecc.), erano giunti nell'Africa settentrionale in seguito alle migra zioni dalla Siria, dalla Palestina e dall'Arabia. Nella gnosi conflui vano elementi orientali (miti babilonesi e iranici) ed elementi giudaici (quelli eterodossi, che ponevano l'accento sul mito della creazione e della caduta dell'uomo primitivo, sul doppio impulso buono e cattivo presente nell'uomo).


Con il nome di cainiti o keniti era stata designata una tribù no made del sud della Palestina che, secondo gli ebrei, risaliva a Caino, considerato nel mito il primo omicida, il primo nomade, il primo costruttore di città. Sempre secondo gli ebrei, i cattivi cainiti e i buoni sethiti formavano i due rami separati della famiglia umana. Ma nei secoli Il e III d.C., il nome di cainiti designò una setta gno stica che, basandosi su libri apocrifi quali l'Evangelo di Giuda, considerava l'Antico Testamento come la rivelazione di un Dio in feriore e maligno (il Dio degli ebrei) al quale era contrapposto il vero Dio, il Dio supremo che aveva concesso all'uomo ogni li bertà. Rappresentanti del Dio supremo erano per i cainiti coloro che nelle Sacre Scritture sono maledetti e ripudiati da Dio per es sersi ribellati alla sua autorità: Lilith, la prima donna, nata da «se dimenti e sudiciume invece che da polvere pura», che disubbidi ad Adamo e lo abbandonò; Samaele, l'arcangelo che avendo sfi dato la collera divina venne precipitato sulla terra; Esaù, colpevole di omicidio, stupro furto; e, primo fra tutti, Caino.


«Caino, Qayin in ebraico, Cain nella Vulgata, è colui del quale il Dio di questo mondo hon gradi il sacrificio, preferendo il sacrificio cruento di Abele, perché il Dio di questo mondo ama il sangue»: sarebbe questa, secondo un teologo, la tesi gnostica, mentre Genesi, il primo libro della Bibbia, attribuisce a Caino e ad Abele l'offerta dei prodotti del rispettivo lavoro» (Abele era pasto re, Caino agricoltore). Maledetto da Dio per aver ucciso Abele, Caino esprime il timore che nella vita nomade cui è stato condan nato chiunque lo incontri lo uccida. Ma Dio lo rassicura dicendo che impedirà ogni vendetta umana e mettendo sulla sua persona un segno di salvaguardia: questo segno, descritto da alcuni inter preti come un tatuaggio sul braccio, da altri come un corno o un marchio sulla fronte, è rappresentato nella storia qui raccontata dall'albero (in inglese tree) della conoscenza che il tenente Abel Robinson crede di scorgere sulla fronte del Vendicatore e che ap pare sul casco dell'ultimo ufficiale (il capitano Cain Tree) chiama to a sconfiggere i ribelli.


Caino, in quanto simbolo del male e della ribellione a Diò, fu evitato per secoli dalla letteratura. Fu necessario aspettare l'Otto cento romantico Byron, Hugo, Baudelaire perché egli figu rasse di nuovo come il protagonista della tragedia e impotenza umane di fronte all'autorità divina, il diseredato che lotta contro l'ingiustizia, che schiaccia il privilegio e sale al cielo.


Lisa Baruffi




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