Wednesday, May 21, 2008

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WILLIAM S. BURROUGHS - ROCK'n'ROLL VIRUS
Conversazioni con David Bowie, Patti Smith, Blondie, Devo.
A cura di Matteo Boscarol
Collana ≈ Soundcheck

coniglio-editore
William Burroughs incontra David Bowie, Patti Smith, i Blondie e i Devo. E la “Parola”, il “virus che viene dallo spazio”, quella stessa “Parola”, costante oggetto di destrutturazione, diventa conversazione costruttiva, che descrive il clima socio-culturale di un’epoca e nello stesso momento contribuisce a crearlo. Questa raccolta di interviste esplora i rapporti che l’originalissimo scrittore americano ha intessuto nel corso degli anni con la scena musicale, fino a divenire per molti un punto di riferimento e un’icona. Non a caso l’eccesso, le droghe, il viaggio psichedelico, ma anche l’alienazione e lo spazio come unico rifugio per la razza umana sono, da trent’anni a questa parte, temi centrali in certe zone musicali. Completano il volume l’intervista di Robert Palmer, per il settimanale «Rolling Stone», che consacrò la fama di Burroughs presso il grande pubblico, e quella del poeta Antonio Veneziani.
A cura di Matteo Boscarol
William S. Burroughs (1914–1997) non ha bisogno di presentazioni. Spesso associato al movimento dei beat, assieme a Ginsberg e Kerouac, è probabilmente il più grande innovatore della letteratura in lingua inglese dopo Joyce. Padre spirituale dei movimenti di protesta degli anni Sessanta e figura cult per il movimento punk sul finire dei Settanta, è stato uno sperimentatore totale. La sua arte va estesa a tutti i media a cui si è approcciato, dalla TV al cinema, dalla musica alla pittura, sui quali ha avuto un’influenza profonda e oggi fondamentale per comprenderne i mutamenti.
Matteo Boscarol (Gorizia, 1976) vive in Giappone, da dove collabora con «Il Manifesto», «Rolling Stone», «Blue» e altre testate. Appassionato ed esperto di cinema, è fra l’altro un burroughsiano e deleuziano praticante.


Nirvana. Kill your friends. Testi commentati
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Gianluca Polverari e Andrea Prevignano

Universalmente riconosciuti come l’ultima grande rock band che l’America abbia mai prodotto, i Nirvana hanno fatto molto più che registrare semplice musica: hanno lasciato una traccia indelebile nella storia della cultura giovanile. Ecco perché questo libro ha scelto di non cedere alla tentazione di impostare l’ennesima biografia sul gruppo fondato a Seattle nel 1987, ma preferisce esplorare uno dei lati ancora poco frequentati da giornalisti e scrittori: il parco dei testi, anzi, delle lyrics, come direbbero i commentatori più esigenti. L’immaginario dei Nirvana è infatti un universo ancora tutto da esplorare: a maggior ragione, Gianluca Polverari e Andrea Prevignano – entrambi giornalisti, entrambi forti di un’esperienza pluriennale in radio – hanno scelto di raccogliere questa sfida. Con uno stile diretto e mai superficiale, i due autori entrano nel vivo dei testi scritti da Kurt Cobain e soci, confutando falsi miti e leggende urbane per svelarci invece una fittissima trama di chicche e influenze. Generazione X e poesia underground, ossessione per droga e armi, turbe sessuali e manie suicide: Polverari e Prevignano si impegnano (e si divertono) a costruire un commento definitivo al canzoniere nirvaniano, aiutandoci a riscoprire uno per uno, gli ormai leggendari brani usciti dalle fangose rive del fiume Wishkah.


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